Faber – Non ho una faccia adatta alle mie canzoni

Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 e muore l’11 gennaio 1999.
A oltre dieci anni dalla sua scomparsa i suoi testi e le sue musiche sono ancora vivi. Prolificano le cover band, gli ammiratori e gli imitatori. Molti lo osannano come un mito. Altri, di contro, lo ritengono un musicista sopravvalutato, un canzoniere come tanti altri, di quelli che hanno fatto il loro tempo.
Quel che è certo è che in qualche modo – a suo modo – Fabrizio De André ha lasciato un segno del suo passaggio. Questo segno è per i più dato dalle sue canzoni e dalla sua musica. Noi, pur senza recidere il legame con quest’ultima, abbiamo voluto scegliere un Fabrizio De André meno noto: l’autore e il pensatore. Il filosofo, diremmo, se il termine non suonasse così lontano dalla schiettezza dei suoi pensieri. Scomodo, indisponente, schivo, solitario, anarchico. Quello che non amava esibirsi in pubblico perché diceva di non avere una faccia adatta alle sue canzoni. Così siamo andati a cercare fra le sue carte, fra i suo scritti, a frugare nei suoi appunti e a rileggere le sue interviste. E questo, piaccia o no, è quello che abbiamo trovato.

Siamo partiti da Genova, dalla sua città, dalla sua infanzia e dal rapporto precoce con una coscienza politica divisa di fronte all’apparentemente irrisolvibile contraddizione tra i natali borghesi e la volontà di un impegno sociale concreto. Abbiamo raccolto gli appunti lasciati su un foglio di carta o a margine di un’intervista, cercando di inserirli con logica nel percorso verso la maturità dell’artista e dell’uomo De André.
Volendo fare chiarezza, volendo restituire il mito a una dimensione umana, abbiamo indagato Faber nel suo rapporto con la religione, l’amore, l’amicizia e il prossimo, e con la vita e la morte, temi sempre al centro del suo lavoro. Abbiamo poi ripreso le sue canzoni, scegliendo fra le più e le meno note, riducendole al cuore nudo di parole e melodia, dando spazio all’improvvisazione e alle possibilità offerte da ogni nuova esecuzione, da ogni nuovo incontro, lasciando così che la potenza del canto e la chiarezza delle parole emergessero per quello che sono: il grido costante di un uomo che, per la vita, ha cercato con forza il proprio riscatto nel dare attraverso le sue canzoni a ogni uomo la dignità perduta.

L’intensità, la densa consistenza di tutto ciò, non ci hanno spaventato, nella convinzione che in quest’epoca in cui la leggerezza sembra averla vinta su ogni cosa, per arrivare in fondo bisogna ancora saper osare e sfidare. Abbiamo preferito, secondo quella che è stata la scelta dello stesso De André, non assecondare i desideri del nostro pubblico, servendogli quel che si sarebbe aspettato, ma conquistarlo, passo dopo passo, con le armi dello stupore, colpendolo al cuore.
Senza averlo conosciuto, solo studiandolo nei tratti, abbiamo cercato di ricostruire il volto meno noto di Faber, quello più intimo e personale. Immuni alle accuse di presunzione, ché le fotografie, si sa, rendono solo due dimensioni e per di più da un unico punto di vista, speriamo solo che lui ci perdoni la nostra poca discrezione.

Gaetano Ievolella – voce narrante
Guglielmo Nigro – pianoforte, armonium, djambé
Stefano Chiodini – sax tenore, flauto traverso

foto © Luca Giuliani – quattrostop.it

Ascolta estratti:

– Poetica
– La città vecchia
– Cioran + Amico fragile
– Cristo e l’amore